Ho appena finito di leggere il libro di Brusset, “Siete pazzi a mangiarlo!”, ed ho ancora la pelle d’oca. Non sono uno a cui manca l’immaginazione e sono consapevole dei disastri provocati da tante aziende alimentari, ma in questo libro sono descritte situazioni vissute direttamente da Brusset come manager, di diverse aziende alimentari: la realtà va oltre la fantasia. Nel nome del denaro non ci si ferma di fronte a nulla: il cibo è una merce di scarto, trattato nel peggiore dei modi, dove il fine (il guadagno), giustifica sempre qualsiasi mezzo: alimenti marci trattati con sostanze chimiche e venduti come prima qualità; prodotti provenienti dalla Cina venduti come prodotti in Europa, o, peggio ancora, come tipici e locali, con un semplice passaggio di carte; spezie con feci di topo tritate insieme; tè carichi di sostanze inquinanti e cancerogene, latte alla melammina, miele adulterato, ecc., ecc.

Brusset punta il dito in particolare sui prodotti provenienti da Cina e India, ma il problema riguarda tutti. Chi li produce e chi li acquista.

Nessuno può dire di non sapere, non sono più accettabili scarichi di responsabilità.

Il cibo, se sano, è la nostra medicina; ma un cibo avvelenato, corrotto, impoverito, violentato, come quello che finisce sulla tavola della gran parte delle persone, produce solo malattia, inquinamento, sfruttamento, crimine.

Il cibo industrializzato ha perso il valore di “nutrimento”. La gratitudine verso il cibo, il pane quotidiano, era tipica di chi aveva patito la fame, la mancanza di cibo e quindi aveva provato sulla pelle cosa significava andare a letto con la pancia vuota.

Ora siamo all’opposto, il cibo vale niente, deve costare poco, essere già pronto, avere una bella etichetta, sapere di dolce o di salato, essere tanto da buttarne almeno la metà nella spazzatura. L’incidenza dei consumi alimentari per le famiglie italiane è passato dal 47% del reddito del 1951, al 39% del 1970, per arrivare al 15% di oggi. E se fosse possibile, si vorrebbe spendere ancora meno, per poter acquistare altri beni, oggi ritenuti più importanti del cibo. Tenete presente inoltre che oggi in generale si mangia molto di più di una volta (non a caso abbiamo problemi enormi di obesità) e si spreca tantissimo di più. Gettare il cibo era considerato un sacrilegio: non si butta una cosa preziosa! Non si ha rispetto invece di ciò a cui non si dà valore.

Ci sono delle economie che si possono fare, attraverso pratiche e tecnologie adeguate, ma oltre ad un certo limite non si può andare senza intaccare pesantemente la qualità del cibo e dell’ambiente. Di questo occorre essere consapevoli.

Brusset si appella anche ai consumatori: basta comprare senza usare il cervello! Occorre informarsi, leggere le etichette, diffidare di prodotti a prezzi troppo bassi, non farsi condizionare dalla pubblicità che è nient’altro che una bugia raccontata bene.

Leggere questo libro mi ha dato anche tanta motivazione per continuare il lavoro svolto in tutti questi anni con Terra e Sole per riportare il cibo sano, biologico, sulla tavola di tutti. Per riconoscere valore al cibo e al lavoro di chi lo produce, nel rispetto dell’ambiente e degli altri esseri viventi.

Facciamo questo con passione da tanti anni, perché siamo consapevoli dell’importanza del cibo per la salute.

Ho raccontato quanto letto in questo libro ad una persona che lavora con noi e si è messa a piangere, con lacrimoni veri, pensando a quanta gente inconsapevole, superficiale, disattenta o menefreghista si sta rovinando la vita mangiando cibo spazzatura. La sua reazione mi ha sorpreso, ha dimostrato una grande sensibilità; a me invece è venuta tanta rabbia e tanta voglia di continuare a lottare insieme a chi ha deciso di fare la scelta di aprire gli occhi e chiedere rispetto.