Una PAURA tira l’altra e così, da qualche anno, siamo entrati in un vortice da cui sembra impossibile uscire: paura del diverso, paura dell’immigrato, paura del cibo, paura del riscaldamento climatico, paura del Covid, paura della guerra, ecc. ecc.

Vivere in un continuo stato di paura è una cosa che non ci fa star bene, ci toglie la felicità e la voglia di vivere, di goderci le cose belle che comunque ci circondano anche nei momenti più bui e ci toglie ogni visione del futuro che non sia tragica. Non mi ricordo un libro di fantascienza che descriva una realtà bella e felice per il nostro futuro che non sia frutto di catastrofi, ma di evoluzione del genere umano… Una battaglia persa, già ai tempi di Noè.

Come gestisce la paura il nostro corpo?
C’è una regione del nostro cervello che si chiama Amigdala, da cui parte una complessa reazione a catena in risposta alla paura: vengono rilasciati ormoni dello stress, si attiva una parte del sistema nervoso (il sistema nervoso simpatico) coinvolto in quelle funzioni definite di «attacco o fuga». Il cervello entra in uno stato di allerta, le pupille si dilatano. Il respiro accelera. Aumenta anche la frequenza cardiaca, la pressione e il flusso sanguigno. Viene mandato più glucosio ai muscoli, mentre organi non vitali vengono messi in un stato di ridotta attività.

La concentrazione è tutta sul pericolo che si sta vivendo in quel momento, mentre tutto il resto viene accantonato. Tutto il corpo si prepara ad affrontarlo. Contemporaneamente parte una valutazione della minaccia. Altre aree del cervello aiutano a interpretare la minaccia percepita. La parte «pensante» del cervello dice alla parte «emotiva» se ci si trova di fronte a un falso allarme (e allora si spegne la risposta) o di fronte a un pericolo reale (e allora la risposta continua a essere alimentata). È questo complesso sistema che ha consentito all’uomo di sopravvivere a innumerevoli pericoli nel corso della propria storia.

Tutto questo meccanismo è stato pensato per affrontare un pericolo imminente, che sta a pochi passi da noi e la decisione da prendere in fretta è «combattere o scappare», ma oggi spesso le paure sono nella nostra testa o molto lontane, oppure non alla nostra portata (non abbiamo singolarmente il potere di far cessare la guerra fra Russia ed Ucraina e neppure quello di scappare e metterci al riparo dalle conseguenze di una terza guerra mondiale).

Sempre più le paure risiedono in situazioni che sono al di fuori della nostra possibilità di controllo e la parte «emotiva» del cervello, eccitata da un enorme flusso di informazioni da parte dei mass media (moltiplicatosi in modo incredibile nel corso degli ultimi cento anni), finisce per avere la meglio sulla parte «pensante» e quindi la paura non è più virtuale, ma diventa concreta, di fronte a noi. Purtroppo se non si può attaccare o scappare, si finisce per perdere le speranze e lasciarsi morire, o perdere i sensi, chiudere gli occhi, per soffrire di meno.

A volte capita che l’informazione non ci renda liberi (specialmente quando è troppa e troppo invasiva), ma finisca solo per accrescere la confusione, le paure e le ansie; la fuga dalla realtà, la caduta negli estremismi (tutto bianco o tutto nero: anche questo è un modo per spegnere il cervello) spesso diventano l’unica via di uscita dalla paralisi.

La verità è che non siamo attrezzati per affrontare tutto quello che ci viene buttato addosso dalla televisione. Il nostro corpo ragiona nei termini di “cosa posso fare” di fronte a questo pericolo che mi circonda e non come posso fare a salvare “tutto il mondo” e affrontare tutti i rischi che mi possono derivare da “tutto il mondo”.

In questi casi si tende ad affidarsi ai nostri rappresentanti, ai capi, ai politici, ma sono sempre meno i personaggi carismatici, preparati, in grado di guadagnarsi onestamente il nostro consenso. Ci si affida alle ideologie, alle religioni, ma oggi non c’è più nulla di tutto questo, salvo la “scienza”, a cui ci si appella come alla “Madonna” salvatrice. Ma cosa fa la scienza per scongiurare la guerra? Costruisce armi nucleari. Sono state un bel deterrente per 70 anni per non fare scoppiare una guerra fra Russia e paesi della Nato, ma non hanno fermato le decine di guerre che hanno continuato ad insanguinare il mondo ed ora è addirittura il deterrente per bloccare la Nato e far continuare alla Russia la propria aggressione. Così ho proprio “paura” che non ne usciremo.

Dovremo imparare a convivere con le paure in tempo di mass media (perché fanno audience e non ce le risparmieranno) con una risposta sempre meno istintiva, con la consapevolezza e la gestione del rischio; imparare a misurare il grado di pericolo e preparare la risposta, nei limiti e nelle possibilità che ci competono, senza pensare di poterci caricare in spalla tutti i mali del mondo, ma nella consapevolezza che anche il nostro piccolo contributo ha un valore enorme.

Il mondo è uscito da due dopo guerra terribili, ballando il boogie-woogie e il rock’n roll, con il sorriso e la voglia di vivere e di essere felici, espressi con questi due balli pieni di energia e di sudore che hanno scacciato le tossine e le paure degli anni terribili delle due guerre mondiali.

Torniamo a ballare perché questa è oggi la cosa più rivoluzionaria che possiamo fare, perché così saremo più forti, più lucidi, più potenti; perché un popolo che balla è più difficile da gestire e controllare in confronto ad uno che sta fermo e “rispetta la fila”. E fa sicuramente più paura di uno chiuso in casa.

Renzo Agostini