Abbiamo sentito spesso la frase “noi siamo quello che mangiamo” del filosofo Ludwig Feuerbach, che in sostanza significa “se mangiate delle schifezze siete delle schifezze anche come persone, nel vostro modo di comportarvi”. E su questo credo non si possa che essere d’accordo visto che l’essere umano a forza di mangiare schifezze si sta sempre più trasformando da homo sapiens a homo sapiens-di-niente, o meglio insapiens, bisognoso di sale, ketchup o maionese per far finta di sapere di qualcosa. Sembra che il futuro non gli appartenga, destinato ad un più o meno dolce declino, a favore di un predominio della intelligenza artificiale che finirà per prevalere sul suo stesso creatore (leggersi “Novacene” di Lovelock per conferma).
A meno che… a meno che?
A meno che ci sia un risveglio delle coscienze e l’homo sapiens sia in grado di ri-nascere, come già in passato ha dimostrato di saper fare. Un risveglio nella letteratura, nelle arti, una nuova visione del mondo, la rottura dei confini, degli steccati culturali, religiosi e sociali che avevano dominato l’intero medio evo. Questa rivoluzione è partita dall’Italia, guidata da uomini illustri, che hanno ribaltato il mondo e sono passati alla storia senza versare una goccia di sangue.
Toccherà ancora a noi cambiare il mondo? Eh sì, pare proprio di sì; sembra che in questo stivale che assomiglia un po’ alla calza della befana, oltre a tanto carbone, ci siano anche delle gemme che il mondo ci invidia. Per un motivo molto semplice: se ce la faremo sarà merito del cibo e in nessuna parte del mondo esiste una cultura del cibo come nel nostro paese. Un po’ a pezzi, in via di estinzione a favore di un prodotto sempre più globalizzato e industrializzato, ma tutto sommato ancora rintracciabile, qua e là.
Infatti, se ricominceremo a mangiare cibo sano, a sentire Feuerbach, diventeremo uomini migliori, capaci di ritrovare i valori importanti per una convivenza felice, costruita su valori come la fratellanza, il rispetto, la gratitudine.
Ma che c’entra il cibo? Eh amici miei! Il cibo è uno dei doni più grandi che ci sono stati dati, insieme all’aria e all’energia del sole. Peccato che oggi l’essere umano non ne abbia la minima consapevolezza, dando tutto per scontato, solo fonte di guadagno, spreco, inquinamento… a gratis, a volontà.
Parliamo del cibo.
A volte per spiegare l’importanza del cibo si dice, “è come la benzina che fa funzionare la tua macchina”. Ah bè certo, anche, ma c’è una differenza enorme fra “alimentazione” e “nutrizione”. Un’auto può essere alimentata a benzina, a diesel, elettrica, ecc., ma non “nutrita”. C’è una differenza enorme: la nutrizione implica una relazione estremamente intersecata fra il cibo e le cellule del nostro corpo. Non produce solo energia, ma va a ricostruire il nostro corpo continuamente, tanto che ogni sette anni tutte le cellule del nostro corpo si sono rinnovate. È come se facendo il pieno di benzina ogni 40.000 km ci ritrovassimo con gli pneumatici dell’auto nuovi, con le pasticche dei freni rifatti, con i sedili che sono tornati di un bel colore e non hanno più quello strappo sulla sinistra, con la carrozzeria luccicante… Questo è ciò che fa il cibo con il nostro corpo.
Ma se riuscite a mettere a fuoco questo processo di interscambio di informazioni, di energia e di materia che avviene H24 nel nostro corpo per tutta la durata della nostra vita, non vi sentite la voglia di abbracciare il vostro cibo, di amarlo, ringraziarlo e di farlo entrare dentro di voi come un grande dono di cui essere grati alla Terra e a tutte le persone che hanno dato il loro lavoro per portare il cibo sulla vostra tavola?
Il cibo è il materiale da costruzione della vostra casa, della vostra vita, della vostra mente, del vostro cuore.
Risparmiare sul cibo per andare in vacanza, come proposto da una catena di supermercati, è un crimine verso voi stessi e verso l’umanità. Per carità il cibo non va sprecato e va pagato il giusto prezzo; ma non rinunciate alla qualità del cibo, mai.
Qualità cosa significa? Prodotto con le ricette degli chef? No. Significa prodotto secondo natura, con metodo biologico, nella giusta stagione, fresco, integro in tutte le sue parti. Significa smetterla di mangiare schifezze prodotte industrialmente con materie prime raffinate, piene di zuccheri, coloranti e conservanti. Smetterla di darle soprattutto ai vostri figli! Gli mettete il piumino perché avete timore che prendano il raffreddore e poi li lasciate rimpinzare di merendine, burger e patatine, che li trasformano in esseri obesi e malati cronici! “Ma cosa ci dice il cervello?” (cito il film della Cortellesi).
Questa rivoluzione non avrà bisogno di forconi, ma sarà condotta in modo nonviolento in punta di forchetta, che porta con sé anche l’idea di educazione, selezione del cibo, modica quantità. Ma se preferite anche in punta di bacchette, o in punta di dita, così alla fine ci possiamo tenere il piacere di leccarcele, come nella migliore tradizione.
Renzo Agostini