Sono da poco rientrato da una settimana in Germania dove si tiene l’annuale fiera del biologico, Biofach, a Norimberga. Si tratta della più importante manifestazione fieristica in Europa e fra le principali nel mondo.

Quest’anno eravamo presenti anche con un nostro stand, per promuovere tutta la produzione del nostro forno Bio’s.

Ho avuto modo di parlare e di confrontarmi con tante persone, italiane e di altri paesi, per farmi una idea più precisa della situazione del bio in Italia e non solo.

Sono tornato a casa con tanto entusiasmo, da una parte e qualche “preoccupazione” dall’altra. Beh ma come? Ho appena scritto che occorre smettere di preoccuparsi, per occuparsi di fare ciò che serve… Tranquilli i timori stanno già diventando progetti, lavori, azioni. E questo articolo è già una di queste: raccontarvi ciò che ho sentito, per rendervi partecipi, per aiutarvi a scegliere e a far crescere un biologico sano.

Spieghiamo meglio: cosa significa “biologico sano”? Non è forse sano tutto il biologico?

Concedetemi un passettino indietro e poi arriviamo al punto.

Il consumo di alimenti biologici è cresciuto tantissimo in tutte le società sviluppate.  Anche in Italia questa crescita è in atto e si tratta di un dato importante, 18/20%. In Italia in particolare è stata una crescita molto rapida, dovuta all’ingresso nel mercato di chi fino a pochi mesi fa aveva snobbato il biologico, definendolo nicchia e fenomeno alla moda che prima o poi si sarebbe spento. In tempi di crisi poi, con i consumi alimentari in calo, chi credeva al biologico? I negozi specializzati e qualche eccezione nei supermercati. Ora il biologico è dilagato, potete trovarlo ovunque; l’offerta è salita ben oltre il 20%, tutti vogliono salire sul carro del vincitore, senza neppur sapere dov’è diretto.

E così mi ritrovo a fare i conti con responsabili acquisti che distinguono a fatica un cece da una lenticchia, fanno confusione fra biologico, vegan e senza glutine, mettendo tutto in un minestrone, che sta creando una grande confusione. Figuriamoci cosa ne sanno di certificazione, stagionalità, qualità nutrizionale, eticità… Prezzo, si parla solo di prezzo. E quando vedo in alcuni supermercati dei biscotti “bio” 200 g venduti sotto l’euro, mi viene la pelle d’oca e voglia di denunciare chi non racconta come fa a vendere a quel prezzo: vende sotto costo? non paga il fornitore? impone al fornitore di lavorare sottocosto? non paga la manodopera? sottopaga gli agricoltori?  Cosa c’è di bio in quel biscotto?

Ci sono certamente delle economie che si possono fare, accorciando la filiera e aumentando i quantitativi. Ma c’è un limite e a volte questo limite, che viene tranquillamente superato nel settore convenzionale, si tende a oltrepassarlo anche nel biologico. Noi produciamo biscotti e sappiamo quanto costa. Sotto certe cifre vuol dire che non pago neppure la materia prima, figuriamoci i dipendenti, le confezioni, il trasporto e un minimo di guadagno che una attività deve avere per continuare a vivere.

Non è conveniente neppure per il consumatore acquistare a certi prezzi, perchè rischia di portarsi a casa un prodotto di scarsa qualità, frutto di truffe e di sfruttamento (magari di quegli immigrati che fanno tanta repulsione, salvo quando li mettiamo nei campi a lavorare ad un euro all’ora!).

Quindi? Abbiamo un bel compitino da fare: i consumatori devono stare attenti a scegliere bene ciò che acquistano; chi vende e chi produce deve scegliere da che parte stare. Dalla parte di chi sfrutta il fenomeno “bio” con lo stesso atteggiamento che ha portato all’inquinamento del pianeta, allo spreco alimentare, allo sfruttamento, ai monopoli delle multinazionali; oppure dalla parte di chi crede nel biologico e lo considera un motore fondamentale per una rivoluzione culturale, politica e sociale, l’unica strada per ridare un futuro alle generazioni che verranno, un futuro di pace e di benessere.

Questo è il biologico che vogliamo, quello per cui si batte Terra e Sole e tanti altri insieme a noi, a cominciare proprio da voi che ci avete scelto. Si parte dal rispetto della vita, del pianeta, delle risorse, del nostro organismo. Un cibo biologico deve essere ricco di energia vitale (il KI della medicina cinese), per poterci nutrire. E questa energia il cibo, la deve assorbire da un terreno sano, dai raggi del sole; deve essere fresco, prodotto con piacere e nel rispetto dei diritti di chi ha lavorato per farlo crescere. Deve essere cucinato e assemblato in modo corretto, con piacere e soprattutto amore.

Non può essere un prodotto anonimo buttato negli scaffali con un codice a barre! Deve raccontare una storia, trasmettere emozioni a tutti i nostri sensi.

Abbiamo tanto lavoro da fare. Molti, anche fra i negozi biologici, in questi anni hanno pensato di scimmiottare la grande distribuzione, imitando modelli che con il bio non hanno nulla a che fare. Oggi i negozi specializzati devono tornare a fare i negozi specializzati, a dare informazioni, a curare l’assortimento, a conoscere le storie di chi produce, a saper trasmettere le qualità del cibo, a dare coraggio ed energia a chi si avvicina a questo percorso. Terra e Sole non ha mai smesso di farlo e spesso sono stato preso in giro per questo: 250 mq e 25 dipendenti…. ahahah!, noi al massimo ne metteremmo 8! Bravi!, anche nei supermercati, solo che noi siamo diversi. Ed oggi questa diversità è la nostra forza, quella che ci fa continuare ad investire per offrirvi nuovi servizi, come la Cucina, appena aperta. E non è finita qui. A maggio festeggeremo i 25 anni di Terra e Sole: preparatevi ad una bella sorpresa.